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La Formazione Continua riparte da Cernobbio. Verso una nuova stagione per l’ECM?

Editoriale

La Formazione Continua riparte da Cernobbio. Verso una nuova stagione per l’ECM?
Antonino Cartabellotta

GIMBEnews 2009;6:1

Pubblicato: 9 settembre 2009

Copyright: © 2009 Cartabellotta. Questo è un articolo open-access, distribuito con licenza Creative Commons Attribution, che ne consente l’utilizzo, la distribuzione e la riproduzione su qualsiasi supporto esclusivamente per fini non commerciali, a condizione di riportare sempre autore e citazione originale.

Dopo l’imprevista cancellazione del Forum Sanità Futura nel maggio scorso, l’ECM riparte il 14 settembre da Cernobbio, dove la Commissione Nazionale per la Formazione Continua in Medicina dovrebbe finalmente varare le nuove regole sintetizzate nel testo “Il nuovo sistema di formazione continua in medicina”, inviato lo scorso 31 luglio alla Conferenza tra lo Stato, le Regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, per l’accordo.

Dopo l’istituzione del Sistema Nazionale per l’ECM da parte del ministro Veronesi (2001), la conclusione della fase sperimentale del Programma Nazionale ECM è stata ripetutamente annunciata e sistematicamente rimandata. Nel frattempo, in seguito all’accordo Stato-Regioni, sono nati diversi sistemi ECM regionali, ciascuno dei quali, nel pieno rispetto dell’autonomia, ha definito priorità e regole differenti per la formazione continua. Ma siamo certi che un professionista della Lombardia necessiti di una formazione diversa da quella del collega calabrese o ligure? O che un ente privato abbia i requisiti per essere accreditato in Lombardia e non in Emilia Romagna?

Inoltre, a volere essere intellettualmente onesti, tutti i soggetti coinvolti hanno accettato con una consistente dose di omertà, che l’ECM legittimi eventi sponsorizzati con obiettivi squisitamente promozionali, dove tutti dichiarano “assenza di conflitti di interesse”, pena la non assegnazione dei crediti. Ennesima controtendenza rispetto al mondo intero, dove la dichiarazione esplicita dei conflitti di interesse rappresenta un elemento fondamentale per la trasparenza della formazione continua, oltre che della ricerca!

Infine, dal 2002 una folta pletora di provider ha erogato un fiume in piena di crediti senza misurare i benefici della formazione continua sull’assistenza sanitaria. Da questo punto di vista fa scuola l’industria farmaceutica, che utilizza sapientemente tutte le strategie efficaci per modificare i comportamenti professionali e per misurare con assoluta precisione i benefici ottenuti. E’ ancora sostenibile che il sistema nazionale per l’ECM sia un “creditificio” incapace di misurare i risultati degli investimenti? Non tanto dei costi diretti - visto che la maggior parte della formazione è sostenuta dall’industria - ma di quelli relativi al tempo investito nella formazione dai professionisti sanitari.

Con l’auspicio che Cernobbio inauguri una nuova stagione per l’ECM, dove finalmente professionisti e provider ricevano dalle istituzioni risposte concrete e definitive per una formazione continua efficace nel migliorare processi ed esiti assistenziali, ecco i desiderata del GIMBE.

  • Definire per i provider criteri di accreditamento oggettivi, riproducibili e validi in tutto il territorio nazionale.
  • Stabilire le periodiche modalità di verifica di tali criteri da parte delle istituzioni.
  • Specificare il livello di autonomia dei sistemi ECM regionali, rispetto alla Commissione Nazionale.
  • Definire rigorosi criteri per una gestione trasparente dei conflitti di interesse che, in quanto essenza stessa della natura umana, non possono essere criminalizzati, nè devono essere occultati.
  • Guidare i professionisti nel riconoscere, in particolare nei congressi, la vera formazione continua, distinguendola dall’informazione e soprattutto dalla promozione commerciale.
  • Offrire la possibilità di accreditare a livello nazionale la “formazione sul campo” - già prevista in alcune regioni - che prevede numerose attività efficaci nel modificare i comportamenti professionali.
  • Standardizzare le metodologie per valutare l’apprendimento in termini di conoscenze e skills.
  • Definire metodologie per valutare l’impatto della formazione continua sui processi e sugli esiti assistenziali.
  • Finanziare la ricerca educazionale, per valutare quali metodologie didattiche sono più efficaci nel modificare i comportamenti professionali.
  • Definire criteri, strumenti e metodologie per l’attuazione della formazione a distanza (FAD), privilegiando le metodologie di efficacia provata, rispetto alle seducenti innovazioni tecnologiche.
  • Fare chiarezza sulla gestione dell’anagrafica dei crediti conseguiti dai professionisti, incluse le modalità per “sanare” i debiti formativi.