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Inappropriatezza prescrittiva delle colonscopie: un audit clinico

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Inappropriatezza prescrittiva delle colonscopie: un audit clinico
Matteo Marcosignori, Ivano Lorenzini, Luigi Maria Tomarelli, Antonio Benedetti, Barbara Gabrielli, Giovanni Pomponio

Evidence 2012;4(8): e1000030 doi: 10.4470/E1000030

Ricevuto: 29 agosto 2012    Accettato: 4 settembre 2012    Pubblicato: 28 dicembre 2012

Copyright: © 2012 Marcosignori et al. Questo è un articolo open-access, distribuito con licenza Creative Commons Attribution, che ne consente l’utilizzo, la distribuzione e la riproduzione su qualsiasi supporto esclusivamente per fini non commerciali, a condizione di riportare sempre autore e citazione originale.

Background. La colonscopia è una tecnologia diagnostico-terapeutica ad ampia diffusione, ma ad elevato rischio di inappropriatezza. Infatti, la letteratura ha più volte ribadito la necessità di strategie per verificarne l’appropriatezza prescrittiva, suggerendo gli strumenti necessari per raggiungere questo obiettivo. Nella zona di Ancona si è assistito negli ultimi anni ad un continuo incremento del numero di richieste di colonscopie con conseguente allungamento delle liste di attesa e aumento della spesa.
Obiettivi. Pianificare e condurre un audit clinico finalizzato a misurare l’appropriatezza prescrittiva delle colonscopie nella zona di Ancona, identificando le più frequenti indicazioni inappropriate e le principali categorie di prescrittori inappropriati.
Metodi. Studio osservazionale prospettico che ha incluso pazienti sottoposti a colonscopia dal 1 novembre 2008 al 28 febbraio 2009, in tre unità operative di endoscopia digestiva nella zona di Ancona. L’appropriatezza delle prestazioni è stata valutata dal confronto con gli standard assistenziali definiti dall’American Society for Gastrointestinal Endoscopy, adattati al contesto locale da un gruppo di lavoro multiprofessionale.
Risultati. Su 1.082 colonscopie analizzate, il tasso di appropriatezza è risultato del 58,4%. Le principali indicazioni inappropriate rilevate sono “sorveglianza dopo rimozione di polipi non cancerizzati”, “screening del cancro del colon-retto”, “dolore addominale acuto”, “stipsi cronica”. Tra i principali prescrittori inappropriati i gastroenterologi, i medici di medicina generale (MMG) e i chirurghi. Gli esami con indicazioni appropriate hanno dimostrato maggiore probabilità di portare a riscontri endoscopici significativi, in particolare a lesioni cancerose. Un numero limitato di neoplasie maligne è stato individuato anche nel corso di colonscopie inappropriate.
Limiti. Le tre UU.OO. coinvolte non hanno contributo all’audit clinico in maniera omogenea in termini di numero di colonscopie, rendendo più difficile la generalizzazione dei risultati. Inoltre, accanto alla elevata percentuale di missing data (36%), è verosimile anche un possibile effetto Hawtorne.
Conclusioni. L’audit clinico ha identificato un elevato tasso di inappropriatezza prescrittiva delle colonscopie. Il piano di implementazione al cambiamento potrà ridurre la lunghezza delle liste d’attesa, contenere i costi e migliorare la qualità dell’assistenza al paziente. In particolare, ridurre al di sotto di una soglia del 10% le principali indicazioni inappropriate intervenendo sulle tre principali categorie di prescrittori, porterebbe ad un risparmio di circa 980 esami/anno, pari a € 120.000,00.