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Integrare l’emergenza-urgenza con l’assistenza domiciliare per ridurre i ricoveri inappropriati: uno studio pilota

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Integrare l’emergenza-urgenza con l’assistenza domiciliare per ridurre i ricoveri inappropriati: uno studio pilota
Domenico Lorenzo Urso

Evidence 2014;6(10): e1000091 doi: 10.4470/E1000091

Ricevuto: 15 aprile 2014    Accettato: 30 giugno 2014    Pubblicato: 16 ottobre 2014

Copyright: © 2014 Urso. Questo è un articolo open-access, distribuito con licenza Creative Commons Attribution, che ne consente l’utilizzo, la distribuzione e la riproduzione su qualsiasi supporto esclusivamente per fini non commerciali, a condizione di riportare sempre autore e citazione originale.

Background. L’invecchiamento della popolazione e l’aumento delle malattie cronico-degenerative richiedono setting assistenziali alternativi al ricovero ospedaliero, che deve essere limitato alla fase di acuzie della malattia. Le patologie croniche stabilizzate devono trovare la giusta allocazione nelle diverse articolazioni dei servizi territoriali. In tal senso, è fondamentale considerare il concetto di appropriatezza del ricovero dalle strutture di emergenza-urgenza alla luce di una proficua integrazione ospedale-territorio.
Obiettivi. Individuare un percorso assistenziale per ridurre l’inappropriatezza dei ricoveri di malati cronici, in fase di stabilità clinica, dalle strutture di emergenza-urgenza nei reparti per acuti.
Metodi. I destinatari del progetto sono malati cronici residenti nel distretto sanitario di Cariati (CS) che accedono al punto di primo intervento (PPI) del centro di assistenza primaria territoriale (CAPT), con complessità assistenziale tale da non consentirne un ricovero ospedaliero appropriato, né una dimissione a domicilio in condizioni di sicurezza se non attraverso la presa in carico da parte del sistema di cure domiciliari (SCD). Il percorso si applica ai pazienti che, alla dimissione dal PPI, necessitano di una continuità assistenziale attraverso i servizi domiciliari la cui attivazione avviene su proposta del medico del PPI. Entro 24 h dalla richiesta il paziente viene preso in carico dal servizio di assistenza domiciliare integrata (ADI).
Risultati. Nel trimestre settembre-novembre 2012, nel PPI sono stati registrati 1.861 accessi dei quali 167 erano codici gialli e rossi. Dei pazienti valutati è stato disposto il ricovero ospedaliero in 117 casi (6,2% degli accessi), mentre per 3 pazienti è stato attivato il servizio di ADI. Questo ha comportato una riduzione dello 0,2% dei ricoveri.
Limiti. Nel PPI accedono pazienti con patologie meno gravi; breve durata del progetto conseguente al processo di riorganizzazione aziendale.
Conclusioni. Un efficiente utilizzo delle risorse prevede un’adeguata integrazione ospedale-territorio. Di primaria importanza è l’appropriatezza del ricovero dalle strutture di emergenza-urgenza. Il Pronto Soccorso, spesso unico interlocutore per il paziente cronico che non trova adeguata risposta nei servizi territoriali, viene sovraffollato da codici di minori gravità che si traducono, in assenza di valide alternative sul territorio, in ricoveri inappropriati. Il progetto è finalizzato a un’integrazione tra ospedale e territorio che deve realizzarsi già al momento dell’accesso improprio alle strutture di emergenza, alle quali deve essere riconosciuta la possibilità di attivare direttamente i servizi di assistenza territoriale.